Evoluzione del commercio con l’estero per aree e settori XVI Rapporto ICE-Prometeia Il rapporto descrive uno scenario degli scambi mondiali in rallentamento controllato. Già nel 2018 gli scambi di manufatti sono stimati aumentare a un tasso del 4,5% a prezzi costanti, 0,3 punti meno rispetto all’anno precedente. Nel 2019 la domanda mondiale proseguirà la decelerazione fino al 4,1% e solo a partire dal 2020 il trend del commercio internazionale tornerà ad accelerare. Si tratta di numeri che descrivono un rallentamento, ma rimangono positivi e soprattutto ben lontani da scenari ben più drammatici che la cronaca delle recenti tensioni commerciali sembra evocare. Nonostante le prime misure restrittive di politica commerciale e un rallentamento del ciclo mondiale nella seconda metà dell’anno, nel 2018 l’aumento delle importazioni mondiali si mantiene oltre la crescita media degli ultimi cinque anni e supera quella del PIL mondiale. Sono numeri che confermano come l’integrazione dell’economia mondiale e delle catene del valore transnazionali prosegua, nonostante il clamore degli annunci e un profilo delle barriere artificiali agli scambi comunque in aumento. Rimangono certo lontani dai tassi di sviluppo a doppia cifra che avevano caratterizzato altre fasi della globalizzazione, ma sono probabilmente anche per questo la garanzia di un processo più equilibrato dietro l’attuale modello di internazionalizzazione delle imprese. Tutte le principali aree analizzate nel Rapporto hanno sperimentato nel 2018 un incremento delle importazioni, con tassi di crescita a prezzi costanti compresi tra il 3,9% dei maturi vicini e il 5,9% degli emergenti vicini. Per il prossimo biennio lo scenario è piuttosto articolato tra le aree con un punto di minimo della crescita per Europa e Nord America nel prossimo anno e una nuova accelerazione solo nel 2020. Per gli altri raggruppamenti lo scenario è invece di accelerazione già a partire dal 2019. Tra i settori, quelli più ciclici, tipicamente i beni intermedi, risentono già a partire dal prossimo anno di un rallentamento più intenso della domanda internazionale. Chimica, prodotti per l’edilizia e filiera dei metalli registreranno tassi di crescita delle importazioni mondiali nel 2019 inferiori alla media dei manufatti. Più brillante l’andamento dei beni tecnologici, dove soprattutto l’elettronica e i prodotti a maggior complessità (automotive, nautica, aerospazio), pur rallentando, si confermano tra i più dinamici. Per i settori di specializzazione dell’Italia, i comparti dei beni di consumo mostrano un andamento meno volatile. La domanda di prodotti alimentari è prevista in accelerazione dal 2,6% annuo del 2018 fino al 3,8% del 2020, anche in virtù di un’apertura internazionale del settore ancora inferiore agli altri comparti. Più in linea con quello della media manifatturiera il trend previsto per sistema moda e arredo: il 2019 registrerà una crescita rispettivamente del 3,5% e 3,7% delle importazioni mondiali (in lieve flessione rispetto al 2018), il 2020 è premiato da una ripartenza della domanda internazionale (4,4% la previsione per il sistema moda e 3,8% per l’arredo). Più articolate le prospettive della meccanica che nel prossimo biennio non andranno oltre una crescita del 3,5% e soprattutto sarà tra i settori tecnologici il comparto meno dinamico. Emerge nel differenziale con l’elettronica e con la stessa meccanica di precisione (5,6% e 5,7% nel biennio), il ruolo sempre più centrale dell’innovazione e delle nuove tecnologie digitali nella domanda di nuovi investimenti. L’offerta italiana può rispondere a questa sfida unendo l’upgrading tecnologico alla tradizionale flessibilità e capacità di personalizzazione che caratterizza le imprese italiane. È in fondo il passaggio già sperimentato da molti produttori del made in Italy tradizionale che, puntando sulla qualità, hanno saputo riposizionarsi e intercettare i bisogni di mercati sempre più sofisticati. La storia recente delle quote di mercato negli Stati Uniti e in Cina, i due mercati che offriranno le maggiori opportunità anche nel prossimo biennio, mostra come sia progressivamente migliorato il posizionamento italiano. Allo stesso tempo il divario con i concorrenti (dal vino francese alla tecnologia tedesca) mettono in evidenza un potenziale per l’Italia ancora tutto da valorizzare.